Non si placa la polemica dopo l’episodio che ha visto il centrocampista del Milan Tiemoué Bakayoko perquisito da alcuni agenti della polizia all’inizio del mese di luglio a Milano. Il fatto si è verificato nella zona di corso Como più di due settimane fa, ma è emerso solo negli ultimi giorni dopo che sui social network è stato diffuso un video in cui veniva immortalata tutta la scena, ripresa di nascosto da due automobilisti.
La vicenda si è conclusa con un nulla di fatto: il giocatore è stato perquisito perché agli agenti era giunta una segnalazione relativa a una sparatoria che si era verificata nel corso della notte fra alcuni senegalesi e alcuni nordafricani. Bakayoko ha avuto solo la sfortuna di corrispondere almeno in parte agli identikit forniti. Una volta che i suoi documenti sono stati verificati, ovviamente gli agenti lo hanno rilasciato.
Che cosa ha detto Bakayoko
Ricordiamo che il fatto è avvenuto intorno alle 6 del mattino; con tutta probabilità Bakayoko stava tornando a casa dopo aver trascorso la notte in uno o più dei locali della zona, che è uno dei luoghi principali della movida milanese. Il centrocampista ha rotto il silenzio e attraverso i propri profili social ha commentato il fatto di cui è stato protagonista. Bakayoko ha riferito che secondo le autorità milanesi l’arresto era figlio di un errore e ha specificato che gli errori sono umani, lamentandosi però di come gli agenti lo hanno perquisito.
È necessario specificare che in realtà il giocatore del Milan non è stato arrestato, ma semplicemente fermato per un controllo, come potrebbe accadere a un qualunque cittadino. Bakayoko, infatti, giunto a un posto di blocco della polizia, è stato obbligato a scendere dall’auto mentre un’agente gli puntava contro una pistola, ovviamente a distanza. Tutto secondo le procedure, visto che gli agenti erano sulle tracce di uomini che si erano appena resi protagonisti di una sparatoria e che quindi con tutta probabilità erano in possesso di armi.
Le spiegazioni della questura di Milano
C’è perfino chi ha avanzato l’ipotesi di razzismo, come se fosse vietato sottoporre a controlli e perquisizioni persone con la pelle nera. In ogni caso la questura di Milano ha voluto fornire un chiarimento a proposito di ciò che è successo, sottolineando che i commenti che hanno evocato il razzismo devono essere considerati del tutto fuori luogo.
Come è stato spiegato dalle autorità, il controllo si è reso necessario ed è stato effettuato dal momento che, per una casualità, sia Bakayoko che la persona che era con lui a bordo del suo veicolo coincidevano alle descrizioni dei criminali fornite agli agenti. Non a caso la perquisizione si è conclusa nel momento in cui i poliziotti hanno capito di aver bloccato un soggetto che non era in alcun modo coinvolto nella sparatoria. In particolare, durante la notte si erano verificate diverse risse tra cittadini stranieri, con tanto di colpi d’arma da fuoco (non pistole).
Gli agenti avevano ricevuto l’ordine di cercare un suv di colore scuro che ospitava due uomini, dei quali uno con una t-shirt verde e la pelle nera.
Il comportamento di Bakayoko
Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, una volta che l’accaduto è stato ricostruito in modo fedele ha avuto parole di elogio nei confronti della condotta assunta dal giocatore del Milan, sottolineando che Bakayoko è stato il primo a comprendere il motivo per il quale gli operatori di polizia si sono comportati in quel modo.
Il suo è stato un atteggiamento collaborativo, figlio della maturità di chi ha compreso in che modo si sono svolti i fatti. In effetti, se a due settimane di distanza non fosse stato diffuso il video sui social, nessuno avrebbe saputo niente e nessuno avrebbe detto niente. Proprio perché, a ben vedere, l’episodio non ha alcuna rilevanza, visto che ognuno di noi può essere fermato in qualunque momento dalle forze dell’ordine e sottoposto a controlli.
Insomma, nessuna polemica proprio perché non c’è ragione di innescare polemiche, anche se addirittura da Amnesty International hanno parlato di profilazione etnica.
Bakayoko è stato perquisito perché è nero?
E a chi chiede se Bakayoko sia stato perquisito solo perché è di pelle nera, non si può che rispondere in maniera affermativa. Il centrocampista rossonero è stato fermato proprio perché gli agenti erano in cerca di una persona che, guarda caso, corrispondeva alla sua descrizione.
Nel frattempo sui social network è diventata virale la reazione del poliziotto che, dopo aver perquisito il giocatore, viene a sapere la vera identità della persona che ha appena controllato: la sua è, come si può notare, una reazione di stizza, frutto della consapevolezza di aver perso tempo a perquisire la persona sbagliata. Il fatto che si trattasse di un giocatore del Milan ha reso il fatto una notizia curiosa.